Un imbarco più veloce: il metodo Monte Carlo.

Post di Valerio Griffa, dell’equipaggio di fammi volare.

boarding 2È sempre bello constatare che gli appelli, anche i più disperati, non restano inascoltati (leggi qui). La comunità umana è così: mentre tu vivi direttamente un problema c’è chi, dall’altra parte del mondo, si dà da fare per risolverlo. Beh, forse è un po’ ottimista, come inizio, ma è giustificato dalla lettura di una notizia (leggi qui) secondo la quale l’astrofisico Jason Steffen, del Fermilab di Batavia in Illinois, ha trovato una formula che migliora decisamente l’imbarco sugli aerei. Curiosità nella curiosità, si tratta di una formula che deriva dalla Simulazione Monte Carlo, quella utilizzata da Enrico Fermi nell’ambito dello studio Manhattan, che ha portato alla bomba atomica. Che cosa ha pensato il buon Jason, evidentemente anche lui appartenente al 10% di insofferenti che ho citato nel precedente post? Di applicare sì la Monte Carlo, ma anche una dose massiccia di buon senso. Vale a dire di far imbarcare i passeggeri a gruppi di sedili, ma a file alternate. Tradotto, significa che mentre salgono quelli dell’ultima e della terzultima fila, quelli della penultima e quartultima aspettano, il loro turno sarà immediatamente dopo. In questo modo non ci si ostacola con bagagli e cappelliere, non ci si intralcia andando avanti e indietro. Fin qui la teoria. Tradotta in termini più brutali vuol dire che se, finalmente, le compagnie si fanno carico di un imbarco ordinato, a spezzoni, forse si migliora. Mentre le compagnie, finora, la risolvono con i soldi del priority pass, dopo di che il diluvio. Ma il metodo Jason è più efficace anche perché mette di fronte le persone alle loro responsabilità più direttamente, senza la calca che, questo sì è dimostrato scientificamente, deresponsabilizza. Oddio, non è che Fermi e Jason possano cambiare le abitudini e la psicologia della gente. Distratti, cafoni e imbranati continueranno a esistere e proliferare, ma togliere loro la condizione ideale, cioè la ressa, è già un buon passo. Naturalmente, prima di pubblicare la teoria sui soliti Nature, Journal of Air Trasport Management ecc., si è voluta sperimentare la cosa, provando ben 5 diveri metodi di imbarco: qui Jason ha stravinto, dimezzando addirittura i tempi. Viva Monte Carlo!

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2 Comments

  1. A me sembra poco praticabile: si basa sull’assunto secondo il quale i passeggeri seduti su una fila viaggiano autonomamente, quando non è così. Molto spesso capita di vedere famiglie che hanno posti assegnati su due file vicine (madre-figlio e padre-figlio).

    1. Anche a me sembra un sistema puramente teorico e con nessuna applicazione pratica. Oltre all’assunto che hai indicato tu, c’è anche quello che si basa sulla speranza che i passeggeri sappiano leggere le carte d’imbarco e la fila/posto assegnatogli. Va inoltre considerato anche il tempo tra la chiamata della fila e il momento in cui il passeggero si presenta al gate. Insomma, tutta fuffa.

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