American Airlines non vuole i pesos argentini.
American Airlines Boeing 777-200 all’aeroporto di Ezeiza
A mali estremi, estremi rimedi. Vista la mancanza di dollari nelle casse statali, e il terrore delle compagnie aeree di trovarsi i cassetti pieni di pesos argentini, valuta che intravede una sostanziale svalutazione nell’immediato futuro, già dall’11 settembre scorso diversi vettori hanno deciso di limitare la vendita di biglietti (leggi qui). Persistendo la grave situazione economica, alla data del 25 novembre American Airlines, la compagnia straniera maggiormente esposta sul mercato argentino con ben 27 voli settimanali verso Buenos Aires EZE, 2 giornalieri da Miami MIA, uno da New York JFK e 6 settimanali da Dallas DFW, ha deciso di sospendere la vendita di biglietti nel paese sudamericano.
Ovviamente i biglietti per le tratte internazionali rimangono disponibili alla vendita se comprati all’estero, semplicemente AA non accetta pagamenti in pesos.
AA opera in Argentina da 25 anni e non ha mai dovuto ricorre a una misura di tale portata; c’è però un precedente sudamericano: il Venezuela, dove il vettore ha bloccato la vendita quando, recentemente, il governo locale ha svalutato dell’800% la valuta locale, il bolivar, e la compagnia si è trovata esposta per 700 milioni di dollari in quella che era ormai diventata carta straccia.
Anche Alitalia ha patito della grave situazione economica venezuelana: nel giugno 2014 sospese il collegamento verso Caracas (qui) per poi riattivarlo (qui), con frequenza ridotta, nel settembre dello stesso anno e cancellarlo di nuovo il 16 giugno 2015, motivando la misura con l’esposizione per circa 220 milioni di euro, che il governo venezuelano deve e non paga alla compagnia italo-emiratina.
Il 22 novembre scorso l’Argentina ha eletto un nuovo Presidente, politicamente contrapposto alla staffetta familiare che per 12 anni ha retto il paese riuscendo sì a sfruttare il boom delle materie prime e di prodotto agricoli come la soia alla fine della decada scorsa, ma incapace di controllare l’inflazione reale, che al momento si aggira attorno al 25% annuo, e di riportare l’Argentina sui mercati finanziari internazionali, dai quali è assente da ben 14 anni. I problemi del paese sono strutturali, e anche per il business dell’aviazione non si vede una soluzione a breve termine
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In data 16 dicembre il nuovo governo argentino, presieduto da Mauricio Macri, ha decretato il termine del controllo artificioso sulla compravendita di valuta straniera in Argentina, introdotto nel 2011 dal governo precedente. Il provvedimento era stato la base della nascita di un mercato nero del dollaro, indicato in gergo come dollaro blu, e di svariate storture economiche nel business dell’aviazione e del import-export.
In pratica il provvedimento del governo Macri ha reso palese la svalutazione del peso nei confronti del dollaro, che ha guadagnato, nel primo giorno di contrattazioni post apertura, il 38% del valore sulla moneta argentina. La differenza tra il dollaro ufficiale e il dollaro blu era infatti di circa il 40%.
Alla luce della normalizzazione della situazione cambiaria, il 18 dicembre American Airlines ha ripreso la vendita di biglietti aerei in pesos argentini.