Aerolineas Argentinas a rischio chiusura sulle rotte internazionali.
Roma e Buenos Aires sono connesse, con voli diretti, da Alitalia e Aerolineas Argentinas. Mentre la prima sembra avere ormai trovato un cammino sicuro verso il nero nei conti e un significativo passo in avanti per quanto riguarda comfort e attenzione al cliente, la seconda è appena agli albori di una rivoluzione ancora tutta da definire.
Dall’avvento del governo Macri, nel dicembre 2015, e dal successivo insediamento del nuovo CEO Isela Constantini nel gennaio 2016, il focus più importante è ridurre le gigantesche perdite tagliando i rami improduttivi, gli aerei obsoleti e riportando la compagnia a volare verso destinazioni redditizie. (leggi qui perchè Aerolineas Argentinas è un pozzo nero)
La attenta lettura dei libri contabili da parte della nuova amministrazione ha ribaltato il messaggio per le masse di quella precedente: nonostante le numerose connessioni con l’America Latina, New York JFK, Miami MIA, Roma FCO, Madrid MAD e Barcellona BCN, Aerolineas Argentinas è una compagnia che guadagna esclusivamente sul mercato domestico dove detiene un quasi monopolio. I governi kirchneristi (peronisti) sono stati generosi di sussidi, che finivano a tamponare le perdite sulle rotte internazionali e quindi, per inciso, nei confronti di una fetta di popolazione che meno ne aveva bisogno, ma questo non ha evitato che AR fosse in costante perdita. Ad esempio nel 2015 la rotta Buenos Aires EZE – New York ha registrato una perdita di 44,2 milioni di dollari, seguita da Miami con 33,9 milioni, Madrid con 28,9 milioni e Roma con 21,2 milioni, e le altre rotte a seguire per un totale complessivo di circa 208 milioni di dollari.
Considerando ad esempio il volo su Roma, il rosso giornaliero è stato di 58.205 dollari (!), che soppesato per i 94.000 passeggeri trasportati nell’anno significa un sussidio di 550 dollari, 225 per ogni tratta, a testa.
I due principali fattori chiave in negativo sono l’utilizzo di aerei Airbus A340 quadrireattori ad alto consumo di carburante e il ridotto tasso di occupazione dei posti, oscillante tra il 79 e l’80%. Constantini vuole introdurre nuovi apparecchi Airbus A330, bireattori a minore consumo e inferiore numore di posti. A questo scopo è necessario capacitare professionalmente piloti e navigatori, ma anche se la data di iscrizione volontaria è stata indicata al 5 settembre ancora nessuno si è fatto avanti.
L’A330 non è percepito come un aereo più moderno e funzionale, ma essenzialmente come un velivolo più piccolo e quindi come un passo indietro per i piloti.
La rigidità sindacale, che si aggiunge a vecchie infrastrutture e a scelte politiche protezionistiche, fanno dell’Argentina un mercato ingessato e con alte tariffe, ad esempio non sono presenti compagnie low cost, che pure si traduce in una destinazione internazionale costosa.
Queste nuove dispute non favoriscono sicuramente i passeggeri, ma neppure lo sviluppo di una industria dell’aviazione degna di questo nome per il grande Paese Sudamericano.