Il sogno dei voli super economici è finito?

low cost flights - © Lufthansa
low cost flights – © Lufthansa

Guest post di Francesco D’Amico.

Stop di diverse regioni ai finanziamenti, ma fino a che punto è lecito temere per i collegamenti? Dalla Puglia alla Sardegna, con una Calabria forse a rischio: un effetto domino potenzialmente destinato ad estendersi ad altre regioni d’Italia. Parliamo delle sospensioni dei vari TAR ed enti regionali ai finanziamenti dati senza gara d’appalto alla compagnia irlandese Ryanair, e alle minacce, da parte di quest’ultima, di tagliare svariati collegamenti aerei in seguito a queste sospensioni. Per chi non lo sapesse, la compagnia Ryanair ha messo a punto un sistema molto elaborato per poter mantenere rotte aeree che altrimenti rimarrebbero scoperte: chiede alle autorità locali ingenti somme di denaro da destinare ad una società controllata chiamata Ams (Airport Marketing Services Ltd), definendo queste quote un investimento per la promozione turistica. Ebbene, queste somme poi finiscono in un unico calderone insieme agli utili veri e propri derivanti dalle attività commerciali e, al netto dei finanziamenti, ecco che rotte poco redditizie in automatico diventano una fonte di guadagno per il colosso low cost. Non solo: grazie ai finanziamenti, è possibile abbattere il prezzo medio dei biglietti, aumentando dunque il numero di prenotazioni e, di conseguenza, gli utili. Una politica “intelligente” per evitare l’aiuto di Stato diretto, ma che è finita comunque sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea e ha costretto un forte ridimensionamento di questa pratica decisamente troppo “grigia”: in varie regioni d’Italia gli aiuti sono stati bloccati o messi in stand by in attesa che le norme diventino più chiare. Una cosa è sicura: d’ora in poi, con molta probabilità, per finanziare una compagnia aerea sarà necessaria una gara d’appalto trasparente e soprattutto aperta a compagnie aeree concorrenti.

La Sardegna è stata interessata da diversi tagli (meno 22 collegamenti da Cagliari e Alghero) e il fatto stesso che sia un’isola ha fatto scattare un dibattito molto acceso sul diritto alla mobilità. Il dibattito interessa in parte anche la Puglia, la quale però al momento non sembra risentire di una riduzione dell’operativo Ryanair e, cosa ancor più importante, ha l’ovvio vantaggio di essere parte della penisola italica e quindi non “paga” il prezzo dell’isolamento. Se le indagini in corso in Calabria dovessero portare ad un ridimensionamento dei finanziamenti anche nella nostra regione, anche qui vedremmo nascere comitati di protesta contro l’isolamento del Meridione dal resto d’Italia e d’Europa.

La battaglia legale contro i finanziamenti senza gara d’appalto ha un protagonista, l’Alitalia di Montezemolo, che si è addirittura proposta come alternativa a Ryanair per operare alcune rotte pugliesi adottando un modello low cost curato ad hoc per l’occasione. In un’ipotetica gara d’appalto, dunque, Alitalia potrebbe sottrarre a Ryanair diverse rotte da Bari e Brindisi e acquisire il diritto di ricevere finanziamenti pubblici per poterle mantenere. La compagnia già di bandiera può fare un simile passo? Difficile a dirsi, ma alcune considerazioni operative sono d’obbligo: per poter adottare un modello a basso costo, non basta adeguare le tariffe per rendere supplementari o “ancillari” alcuni servizi come la scelta del posto e il bagaglio da stiva. Gli interni degli aerei devono essere adeguati e densificati (più posti in cabina a parità di aeromobile significa biglietti a prezzi mediamente più bassi), le procedure aeroportuali devono essere semplificate, accelerate e ottimizzate (più importanza al check-in online rispetto a quello tradizionale, maggiore automatizzazione di processi che normalmente richiedono l’intervento di un addetto), interi rami aziendali devono sparire (non c’è la necessità di un settore cargo, per esempio) e, cosa non marginale, l’intera struttura interna deve essere rimodellata e ottimizzata, lasciando alle spalle i carrozzoni del passato. E’ dunque difficile che una compagnia come Alitalia, anche con uno sforzo titanico, possa attuare una politica low cost per coprire il vuoto lasciato da Ryanair: andrebbe sicuramente ad operare le rotte più profittevoli a discapito di altre, e con prezzi sicuramente più alti, mitigando solo in parte le polemiche dei viaggiatori ormai “viziati e coccolati” dalle offerte di Ryanair. Discorso diverso se a partecipare alle gare d’appalto fossero delle low cost vere e proprie, ma anche lì ci sono dubbi circa la possibilità di coprire in toto l’operativo degli irlandesi.

E’ con questa osservazione che si arriva al nocciolo della questione, il motivo per il quale è lecito pensare che l’era dei biglietti super promozionali stia ormai volgendo al termine: anche se gli irlandesi hanno dimostrato di avere una struttura altamente competitiva e snella, le gare d’appalto potrebbero andare ad assegnare i finanziamenti e dunque le rotte in base ad altri criteri quali la qualità complessiva del servizio, “strappando” lo scettro a Ryanair e aumentando il costo medio per i viaggiatori.

Altra osservazione importante: il diritto alla mobilità così invocato, soprattutto in Sardegna, giustifica l’assegnazione di grossi finanziamenti senza gara d’appalto? Detto quasi come se fosse una battuta, si stava meglio quando si volava ai limiti della legalità? Sì e no. I finanziamenti sono stati spacciati per una promozione turistica, ma hanno alimentato diverse rotte caratterizzate da traffici tutt’altro che turistici, trasformando un presunto bene per la collettività in un privilegio di pochi e sottraendo importanti fondi a settori di importanza indiscussa come la sanità e le reti infrastrutturali interne.

Per garantire biglietti aerei a prezzi molto competitivi sono stati fatti sacrifici non di poco conto: forse è giunta l’ora di razionalizzare questi finanziamenti, anche se fare ciò comporterebbe la scomparsa dei biglietti a 10-20 euro. Ce ne faremo una ragione.

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