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Comfort a bordo, considerazioni e prospettive.

Guest post di Paul Sillers, blogger.

diningSiete seduti comodamente? Allora io inizio. – Seduti comodamente – potrebbe diventare la nuova strategia vincente per le compagnie aeree che cercano di differenziarsi in quello che viene ormai percepito come un mercato di prodotti piuttosto che di servizi. Poniamoci alcune domane: Il comfort è solo fisico o comprende anche la sfera emotiva? Dov’è situato questo concetto nebuloso di comfort, si trova nella regione lombare, in quella sacrale o è tutto nella mente? Ma com’era il comfort quando si viaggiava meglio?

Uno dei miei primi ricordi d’infanzia risale a quando ascoltavo il programma radio della BBC Listen With Mother, che ha sempre aperto con la frase “Siete seduti comodamente? Allora io inizio”. Il programma, ricco di storie e musica, veniva trasmesso ogni giorno della settimana per 15 minuti poco prima dell’ora di pranzo, dal 1950 sino al 1982, e ha catturato l’attenzione e la fantasia dei bambini di varie generazioni. Quando ripenso a quella frase di apertura in un contesto contemporaneo dove i termini di riferimento sono quelli della customer experience, e la confronto con il mio background professionale imperniato sull’esperienza di volo, la frase “stai seduto comodamente” assume nuova risonanza: allora la comodità era considerata una condizione essenziale prima che si potesse fare qualcosa di importante. Non è necessario essere un esperto di ergonomia o di fattori umani per apprezzare la correlazione tra stare comodamente seduti, essere produttivi e raggiungere un senso di benessere. A quei tempi, come ora d’altronde, stare comodamente seduti era un prerequisito per essere fisiologicamente e psicologicamente ricettivi all’ascolto; ma quante compagnie aeree hanno mai considerato la relazione tra posto a bordo e, ad esempio, capacità di attenzione del passeggero durante il briefing di sicurezza pre-volo?

Quelli erano altri tempi, tempi nei quali la radio insegnava come ascoltare e addestrava la mente a visualizzare. Gli intrattenimenti odierni giungono alla mente attraverso canali diversi, sicuramente offrono un’esperienza più completa e iper realistica, ma in qualche modo la semplicità, forse la ingenuità, di quell’epoca agiva come stimolante sui sensi di un’infanzia in via di sviluppo.

United-DC8-cabin-300x285Bene, detto questo, concentriamoci ora sul comfort, in particolare il comfort dei sedili, e sul business delle compagnie aeree. Sembra che ci siano speranze di tornare al classico delle origini: al face-to-face, che è stato presentato con un prototipo al recente Aircraft Interiors Expo di Amburgo, e chissà che qualche linea aerea non ne cavalchi l’onda innovativa. Una disposizione più razionale dei sedili potrebbe usufruire meglio dello spazio a bordo, oltre che offrire ai passeggeri un’alternativa fuori dagli schemi. Dalla fine degli Anni 50 la disposizione dei posti si è standardizzata sul tutti avanti, riducendo a poco a poco dimensioni e spazio disponibile in classe economica nonostante che, nel corso delle ultime tre generazioni, gli esseri umani siano di media cresciuti in altezza, larghezza e peso. Quindi, un approccio che tenda a migliorare la qualità del rapporto spazio / comfort deve necessariamente includere l’immaginazione e considerare le parti del corpo che più ne hanno di bisogno. Ad esempio, considerando che il corpo è più largo all’altezza delle spalle che non delle ginocchia, una disposizione affacciata a spina di pesce potrebbe essere una soluzione. Così almeno la pensa Sicma di Zodiac Aerospace.

L’idea è buona, ma sicuramente di rottura con la tendenza attuale che vuole, sia in classe economica che nelle classi premium, isolare sempre più il passeggero dai suoi vicini offrendo intrattenimento continuo; la convivialità è bandita e, quando accade, mal sopportata dal resto dei passeggeri.

Nel XVII secolo il poeta John Dunne scriveva che nessun uomo è un’isola, credo riferendosi al fatto che sono le connessioni tra persone a rendere grandi l’umanità, ma ai giorni nostri quell’isola è diventata un rifugio solitario dal prossimo. Non solo s’è sconnessa l’interazione passeggero – passeggero, pure quella compagnia aerea – passeggero è stata interrotta e sostituita dalla tecnologia. Le uniche parole necessarie per volare sono pollo o carne, come risposta alla hostess, per il resto si compra il biglietto su Internet, si scarica la carta d’imbarco sul cellulare, si guardano le misure di sicurezza in un video di cartoni animati (per video creativi qui).

Il trasporto aereo sta diventando disumanizzato e la domanda che ci poniamo a questo punto è: mettere i passeggeri faccia a faccia può essere una mossa vincente? Per chi viaggia in famiglia, con amici o colleghi può darsi, ma negli altri casi? Si può provare, è una strada da percorrere. Quello che ci vuole è una compagnia aerea che abbia il coraggio di accettare la sfida tornando a mettere il comfort del passeggero in cima alla lista. Magari tra qualche anno il volare potrebbe tornare ad avere quel tocco umano che per molte linee aeree è al momento un concetto bandito.

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