Sorry man, it’s the Open Skies!
Media posti internazionali per destinazione e per regione: maggio – giugno 2013. Source CAPA.
Cambiano i teatri e cambiano gli attori, ma non cambia la sostanza che anima e sostiene i contratti tra due o più firmatari: ci deve essere un mutuo interesse economico. Quando la bilancia pende troppo a favore di uno o più attori, ecco che gli altri se ne lamentano e pensano a ridiscutere i termini.
Gli ultimi piagnoni, in ordine di tempo, sono le 3 grandi compagnie aeree nordamericane, American Airlines, Delta Air Lines e United Airlines, che hanno intensificato l’azione di lobbying verso l’amministrazione Obama (leggi qui sul NYT) per modificare gli accordi di Open Skies.
L’ultimo quarto di secolo ha visto enormi cambi nelle regole dell’aviazione mondiale. Gli Stati Uniti per primi hanno spinto per l’apertura dei cieli, Open Skies, dal 1979 e dopo poco meno di 3 anni già avevano firmato 23 accordi bilaterali, principalmente con piccoli Paesi. Negli Anni 90 sono seguiti gli accordi con le nazioni europee e poi con numerose altre. Le linee aeree nordamericane potevano contare su flotte potenti e un mercato domestico in ascesa e affezionato alle proprie compagnie.
Ma da qualche anno la situazione si sta ribaltando. Ora gli immensi mercati della Cina e dell’India non solo ricevono ma hanno iniziato a viaggiare, e di questo ne stanno beneficiando, al momento, le 3 sorelle mediorientali, Emirates, Etihad Airways, Qatar Airways e Turkish Airlines. La posizione strategica è un grande vantaggio, con una sola connessione si raggiungono città sull’altro lato del globo, ma pure i finanziamenti generosi non sempre vincolati alla produttività.
Chi al momento sta più patendo la prorompente vitalità del 3+1 non sono, in realtà, le compagnie americane, ma bensì quelle europee. Dei principali gruppi del Vecchio Continente solo quello che fa capo a Lufthansa ha deciso per il muro contro muro; gli altri propendono per la politica del “se non li puoi vincere unisciti a loro”: Qatar ha comprato il 9,9% di IAG, British Airways e Iberia, ed Eithad il 49% di Alitalia, attore minore ma con corposa partecipazione nella Partnership Transatlantica di Delta, Air France – KLM.
L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata però Norwegian Air, una low-cost che promette di ripercorrere le rotte degli antenati Vichinghi al costo di un pugno di noccioline e un hamburger (leggi qui).
Gli Open Skies sono stati un enorme vantaggio per il pubblico: le connessioni si sono moltiplicate e l’innovazione a bordo è il vento che muove la scelta dei viaggiatori. Quelli che un tempo se ne sono avvantaggiati stanno ora soffrendo della spietata concorrenza che loro stessi hanno concorso a creare.
I campioni del libero mercato vogliono continuare a guadagnare ma in un mercato meno libero dove le regole siano scritte a loro vantaggio. Non a casa la risposta di Al Maktoum, Presidente di Dubai Civil Aviation e CEO di Emirates, alle lacrime delle 3 compagnie americane è stata: “Offrite il meglio ai passeggeri e la gente volerà con voi”.