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Samoa Air: biglietti un tanto al chilo.

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Da un paio di giorni a questa parte Samoa Air ha iniziato a emettere biglietti il cui costo non è basato solo sulla distanza ma anche sul peso del passeggero. “I nostri aerei hanno una capacità di carico limitata e il peso trasportato va pagato” dice il CEO della compagnia Chris Langton difendendo le tariffe al chilo che valgono 93 centesimi e 1,06 dollari per, rispettivamente, bagagli e ciccia. Una presa di posizione arbitraria e offensiva? Per nulla, considerando le condizioni di mercato e mezzi nelle quali opera il vettore basato nelle isole Samoa: la nazione Polinesiana è al 6° posto nel ranking mondiale delle popolazioni più grasse, l’86% dei abitanti dell’arcipelago è considerato sovrappeso; la flotta è composta da 3 apparecchi leggeri, 2 da 10 posti e uno da 4 posti. “Inoltre”, continua il CEO, “le famiglie sono contente dell’introduzione di questa nuova regola perché chi viaggia con bambini finisce per pagare meno di prima”. 

Per una piccola compagnia aerea come Samoa Air, che opera facendo island hopping con velivoli bielica, il fattore che più influenza il consumo di carburante e quindi il costo operativo è il peso trasportato. Non è discriminatorio sensibilizzare i passeggeri su un dato economico di fatto, che pure influisce sulla sicurezza durante il volo.

Lo stesso modello non è, per il momento, trasferibile alle grande compagnie aeree, anche se, magari, lo farebbero volentieri. Dipendendo del paese dove vengono condotte le inchieste si invertono le percentuali tra favorevoli e oppositori all’introduzione di un simile modello di tariffazione: tra i paesi a maggioranza favorevole si trovano quelli dove la popolazione è più grassa. Per il momento le compagnie aeree americane obbligano i passeggeri che hanno difficoltà a occupare un singolo posto a comprarne due.

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