Le low-cost del Golfo a medio lungo raggio.

Flydubai

Dopo avere scosso le strutture di business delle compagnie europee e le loro alleanze, il Golfo ha preso di mira una nuova fetta di pubblico: quella delle low-cost di medio lungo raggio, un mercato ancora tutto da scoprire. Air Arabia e Flydubai sono i nuovi attori sulla scena, soprattutto ora che la recente generazione di single-aisle Boeing 737 MAX, con un range di oltre 6500km, permette di intercettare sino alle zone densamente popolate di città europee e asiatiche come, ad esempio, Berlino, Milano e Praga da un lato, e Bangkok, Hanoi e Chongqing dall’altro.

Ma il mezzo meccanico non è sufficiente perché una compagnia si sviluppi e cresca, i fallimenti di SAMA e Bahrain Air stanno a dimostrarlo; è pure necessaria la pazienza degli investitori, si prevede un termine minimo di 5 anni perché una LCC veda il nero, e l’esperienza che le grandi compagnie del Golfo già hanno, nonché l’attenzione a non intercettare gli stessi mercati.

Flydubai serve al momento 52 destinazioni, è uscita dal rosso dopo soli 3 anni ed è praticamente una sussidiaria di Emirates, condividono infatti parte dello staff manageriale e non si pestano i piedi. Emirates ha una presenza capillare in India mentre Flydubai vola solo su 3 aeroporti nel subcontinente, mentre le percentuali di collegamenti si invertono sul mercato Russia e CSI.

Air Arabia, che come prima LCC del Golfo ha trovato un mercato vergine, è riuscita a generare utili sin dal primo anno di operatività, il 2003. Ha attualmente 3 hubs, Sharjah, Alessandria d’Egitto e Casablanca; dalla base nella penisola Arabica collega attualmente 51 destinazioni, offrendo quello che altre compagnie low-cost non sempre fanno: le coincidenze.

(da Ed Attwood, Arabian Business)

L’impatto delle LCC in Europa: qui.

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