Il nuovo Piano Nazionale degli Aeroporti.

piano aeroportiPresentato venerdì 17 gennaio il Piano Nazionale degli Aeroporti (qui) del Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi intende mettere ordine nel sistema aeroportuale italiano, prodotto di quasi tre decenni di crescita fuori controllo al motto di “una pista all’ombra di ogni campanile”.

La pianificazione della costruzione e sviluppo di un aeroporto dovrebbe essere un processo inserito in un piano di sviluppo nazionale, una strategia che integri crescita  economica e dei trasporti, e non, come purtroppo è avvenuto in molti casi, una tattica politica motivata da interessi locali con limitata visione temporale. Negli anni lo Stato ha provveduto a mantenere aeroporti inefficienti con finanziamenti che hanno avuto le stesse caratteristiche delle motivazioni di costruzione menzionate sopra, e questo si è tradotto, essenzialmente, nell’aumento di spese e nella caduta di qualità del servizio offerto al cittadino.

La classificazione degli aeroporti prevista nel Piano intende invertire la rotta, avendo individuato 11 aeroporti strategici e 26 di interesse nazionale che continueranno a ricevere finanziamenti statali, mentre non è ancora chiaro cosa succederà a quelli rimasti fuori dall’elenco. Per i tre scali intercontinentali (Milano MXP, Venezia VCE e Roma FCO), inoltre, il Piano, che si aggiorna ogni 3 anni, individuerà opere urgenti e necessarie per migliorare servizi e connettività, imponendo poi ad Anas e Ferrovie la pianificazione e realizzazione delle stesse.

La realizzazione di un Piano Nazionale è un passo avanti strategico, oltre che la dimostrazione politica dell’interesse dello Stato sopra i localismi.

Avremmo voluto vedere più coraggio al momento dei numeri: 37 aeroporti da mantenere sotto l’ala dello Stato sono ancora molti; il piano presentato dall’ENAC nel 2012 (qui) prevedeva 14 aeroporti da potenziare, altri 10 da mantenere e 24 da chiudere o derubricare a regionali.

Criteri diversi nella definizione dei bacini di traffico avrebbero ridotto la lista, indirizzando così con più determinazione gli investimenti sui servizi di connessione a terra, il cui numero di utenti supera ampiamente chi li usa per il solo trasferimento da e per gli aeroporti.

fonti: Il Sole 24 Ore, Il Post

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